Dalla relazione di progetto.
Occorre tenere presente che questo progetto è ben più del progetto di un edificio; è il punto di partenza del futuro di una associazione importantissima, La Croce Azzurra Traversetolo, che ha deciso di affrontarlo in lungimiranza, in particolare, dopo le ultime decisive esperienze che l’hanno vista protagonista nell’affrontare uno dei più difficili momenti della nostra recente storia civile.
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La storia di questa gloriosa associazione che dura da più di mezzo secolo, si proietta verso il futuro in forma di Centro per l’Emergenza, organismo completo e complesso, aperto alle possibilità e al coinvolgimento. Tutte queste specializzazioni (Pronto Soccorso, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Unità Cinofile ecc.) saranno espressione della nuova disciplina che le raggruppa tutte e che capitalizzerà l’esperienza accumulata per diventare Centro di Formazione dell’Emergenza.
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Questa evoluzione del programma produrrà un importante salto di scala, da locale a sovra territoriale, in cui tutte le attività saranno raggruppate sotto l’ala della Formazione, legittimata dall’esperienza.
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Da un lato ci siamo immaginati che i blocchi funzionali, schematizzazione razionale del programma, avrebbero funzionato meglio se raccolti attorno ad uno spazio centripeto. E ci siamo immaginati come questo spazio centripeto, a sua volta, sarebbe stato ben servito da uno spazio angolare, vero centro di prima accoglienza e distributivo (in linea con l’idea di panottico).
Dall’altro, abbiamo ricercato nell’esperienza dell’architettura, edifici che rispondessero alle nostre necessità funzionali e di efficienza distributiva. Sono salite alla mente innumerevoli esempi di architetture che sono disseminate nella pianura (e non solo) e che al contempo ne innervano la struttura territoriale. Architetture che da sempre organizzano il lavoro, e distribuiscono in modo efficiente lo spazio esterno e lo spazio interno. Ci riferiamo ovviamente alle grandi corti agresti che popolano la pianura Padana, e non solo. Edifici funzionalmente efficienti che distribuiscono gli spazi del lavoro attorno a grandi spazi aperti, ad aie dedicate al lavoro ed alla socialità e che presentano punti di accoglienza e distribuzione, di ricovero e di smistamento delle merci, del raccolto ecc. Edifici fatti di grandi portici, logge, torri e spazi regolarmente distribuiti; edifici che raccolgono la grande complessità attorno alla corte, che generalmente si apre – se necessario – verso il paesaggio, abbracciandolo e valorizzandone la sua bellezza.
Queste tipologie sono dei veri e propri punti impressi sul territorio a partire dalla conquista romana, quando inizia la razionalizzazione dell’organizzazione del territorio a larga scala, determinanti per comprendere l’identità del luogo; tracce ancora presenti, che innervano, ordinandolo, il paesaggio agrario parmense dal cuore della Pianura Padana al crinale d’Appennino Tosco-Emiliano.
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A questa struttura territoriale si sovrappone, senza mai contraddirla ma anzi assecondandola, il sistema dei grandi complessi abbaziali di fondazione cistercense, naturale evoluzione tipologica delle corti agrarie:
Chiaravalle della Colomba, Fontevivo, Paradigna, tre grandi abbazie che dispiegano, a partire dall’anno mille, i chiostri come molteplici nuclei di organizzazione architettonica, protendendo le proprie braccia, spesso incompiute, verso il paesaggio agrario.
L’edificio della Nuova Sede della Croce Azzurra e Protezione Civile, si configura quindi come una corte agreste, una grande corte attorno alla quale si organizzano il programma e la distribuzione funzionale.
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L’edificio è impostato su di una piastra sotterranea, che contiene gli stalli necessari, le aree di manovra mezzi e soprattutto i necessari spazi per il percorso di sanificazione dei militi, dei mezzi e delle attrezzature. Volumi complessi, completi di magazzini e percorsi separati sporco–pulito. I militi ed i mezzi, quindi ad ogni fine missione, potranno entrare “sporchi” (se passiamo il termine sicuramente inappropriato) e uscire decontaminati.
Da rilevare che il grande spazio interrato è stato pensato per essere a disposizione in caso di necessità. Un grande Spazio strategico per l’emergenza, in cui poter allestire il ricovero temporaneo di un numero consistente di persone.
Il tempo di un crepuscolo
Domenica 5 dicembre 2021 – Giornata Internazionale del Volontariato
Nell’intero arco della giornata il tramonto è un momento magico, come l’alba del resto, anche se più rara, almeno per me. Forse dipende dalla luce radente, che rende tutto così scintillante e che trasforma ogni cosa come fosse una stella lontana, mentre indora e ammorbidisce la pietra rendendola simile alla carne.
Anche l’idea stessa che quella magia duri il “tempo di un crepuscolo”, che presto finirà, immerge il visibile, con un brivido, in uno stato di grazia. Ecco, i crepuscoli, che siano dell’alba o del tramonto, hanno questa particolarità nel loro sfumare i contorni delle cose, ovvero di ispirare uno stato di grazia.
E in quale edificio meglio della Nuova Sede della Croce Azzurra Traversetolo si celebra, tutti i giorni, lo stato di grazia? Quando il volontariato mostra tutta la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione e la sua dedizione nel rispondere al suo stato di pura necessità?
Con questo progetto vorremmo che l’architettura dialogasse con la natura, attraverso la luce dei crepuscoli, per rinnovare, con questo moto perpetuo, un messaggio di speranza e di forza, di convinzione e di Fede.
Abbiamo pensato alla condizione in cui versano gli edifici che funzionano sia di giorno che di notte. In questi edifici si vive un rapporto particolare con l’alba e con il tramonto, proprio perché in quei momenti si sottolinea un cambio di stato, anzitutto emotivo, continuamente rinnovato in questo ciclo perpetuo.
Ci sono elementi dell’architettura, e dell’arte in generale, che riprendono questo senso di perpetua ciclicità, nel tentativo di sottolineare l’eterna disputa fra vita e morte. Come del resto succede per esempio, con la foglia d’acanto, da sempre imitato come elemento espressivo, che nasce e si sviluppa, avvizzisce e sembra morire. Per risorgere! rinnovandosi in un inesauribile messaggio di speranza.
Al crepuscolo tutto si trasforma e l’edificio comincia ad interagire con il fluire del tempo, con il cielo, con la luce e con le nuvole.
Questo è il senso di quella costruzione, che vuole elevare il nostro comune sentire arricchendo quei muri con intarsi preziosi che innescano la complicità delle facciate con la luce.
Paramenti murari in mattoni ed intonaco marrone, con piccoli intarsi di materiali riflettenti (per esempio vetro, lastre di rame e di ottone, di acciaio lucidato ecc.) che possano riflettere la luce che al crepuscolo si fa bassa sull’orizzonte, nel momento decisivo della giornata in cui prende vita una “decorazione” che riguarda tutti.
Il mattone opaco, caldo e morbido, che assorbe la luce che si fa ambrata, in contrasto con gli intarsi che riflettono, colpiti dai raggi del sole, a restituire l’idea.
A noi sembra molto bello che ci siano momenti della giornata in cui l’edificio mostra il suo massimo splendore. Sembra molto bello pensare che ci possano essere momenti della giornata, momenti limitati e per questo ancora più preziosi, in cui quest’architettura esprime il massimo della sua espressività.
Gli intarsi, che dovranno essere sparsi all’interno della maglia di muratura, saranno come pagliuzze preziose contenute in certi tessuti, oppure come le fibre dorate o argentate che si trovano incastrate in certi minerali, come i lapislazzuli, per esempio.
In questi momenti sarà rinnovato il patto che anima quest’Associazione, attraverso un’idea resa ancora più preziosa perché fugace, idea che, con discrezione e consapevolezza, richiama uomini e donne ad un momento di sospensione, nel soffermarsi a riflettere sul senso delle cose, per il breve tempo di un crepuscolo.
V.U.